sabato 22 agosto 2015

Dream Theater “Images and Words”(1992 Atco)
Il Prog-Metal conobbe con questo insuperabile(dagli stessi creatori)capolavoro il suo Massimo splendore. Impossibile pensare di fare di meglio in questo campo,i Dream Theater hanno toccato con quest’album vette stratosferiche d’immane bellezza scultorea e magmatica allo stesso tempo. Ogni tassello musicale è finemente e precisamente scolpito e allo stesso tempo tutto è cangiante ed in continua evoluzione e trasformazione:ogni atmosfera rivela sempre una doppia natura,a tratti esultante e incontenibilmente gioiosa,a tratti malinconica e struggente,ma sempre tratteggiata con grandi ricchezza di mezzi e di espressione limpida e euforica.
“Pull Me Under”è uno dei più spumeggianti e iper-tecnici brani di Progressive Metal Melodico ed Epicheggiante mai scritti:un pathos senza eguali,una perizia tecnico/strumentale da brividi,una carica esplosiva e drammatica a dir poco magniloquente e melodie sempre mutevoli ed in continuo crescendo emotivo e psicologico. Di per sé già un piccolo capolavoro che introduce con i suoi otto minuti e passa di pura solennità a quello che troveremo all’interno di questi magici solchi”digitali”,eppure capaci di scaldare fino ad infiammarlo il cuore dell’ascoltatore ignaro delle meraviglie che di lì a poco si succederanno senza sosta in una corsa forsennata solo a tratti più meditativa e rilassante,fino all’epico epilogo di”Learning to Live”,brano a dir poco suggestivo e summa dell’incredibile sapere e versatilità di questi cinque ragazzi,la maggior parte dei quali provenienti dalla prestigiosa Berkeley College,dove hanno imparato i fondamenti della Classica e del Jazz/Fusion che hanno applicato alla loro personale e ribelle conoscenza/amore per il Metal e il Rock Progressivo,creando qualcosa di unico e profondamente riconoscibile ed imitato maldestramente ed inutilmente da tanti epigoni senza la stessa grandeur ed ispirazione.     Quest’album è una vera e propria lezione di quali altri illimitate possibilità tecnico/compositive il Metal possiede e di come possano essere abbattute altre porte che chiudono ad una continua evoluzione dello stesso verso altri inesplorati lidi.  
Qualcuno dirà che i Dream Theater sono una band troppo barocca,troppo tecnica,troppo passionale,troppo tutto, ma la realtà è che ci troviamo signori senza alcuna ombra di dubbio davanti alla più grande band del mondo(non solo per il Metal!) dal punto di vista tecnico/strumentale ed individuale/vurtuosistico:ogni membro in questa band è un maestro nel suo campo,un esploratore che continua a superare continuamente i propri limiti e a cercare nuove strade da percorrere pur mantenendo alta una certa capacità comunicativa e sentimentale(senza mai scadere nel puro sentimentalismo stucchevole)tutt’altro che trascurabile.Davvero questa band è in grado di suonare qualsiasi stile o opera musicale.Lo stile di Petrucci e Portnoy ha fatto scuola,gli altri membri altrettanto a partire dal canadese James Labrie con un timbro non così distante da Geddy Lee dei maestri canadesi Rush(veri numi ispiratori di Petrucci & c.), forse l’elemento più commerciale e comunicativo nella band con la sua bella voce piena di sentimento e di estetismo che a volte può apparire un po’melensa,ma sicuramente è stata il tratto distintivo e qualitativo che   ha permesso alla band di fare il grande salto essendo subentrato proprio in questo album al buono ma anonimo ed inefficace Charles Dominici,incapace di interpretare con accenti metallici e simil-operistici le immani partiture di Petrucci e soci nel comunque imprescindibile debutto”When the Dream & Day United”,album che ha timidamente aperto una nuova dimensione nel Metal nel lontano 1989,anno ricco di episodi storici fondamentali per la modernità metallica e non.
Il perno centrale dell’album è sicuramente la mistica e futuristica “Metropolis Part 1-The Miracle & the Sleeper”,undici minuti di assoluta pomposità progressiva mai fuori luogo,con i suoi crescendo epici di ebanea melodia spaziale,una cavalcata al di fuori del tempo e dello spazio alla ricerca della verità ultima dell’esistenza umana che si snoda attraverso misteri imperscrutabili e deja-vu di qualcosa che pare esserci eternamente,in una Danza senza sosta che pulsa attraverso storie di Amori eternamente Perduti e Ritrovati che paiono superare anche la Morte stessa.
“Metropolis Part 2-Scenes from a Memory”non riuscirà nell’intento di reggere il confronto con questa suite di profonda  e compiuta bellezza.Vincono gli undici misteriosi e irrisolti minuti contro i settanta del quasi forzato sequel(il mistero è bello in quanto tale,quando non viene troppo spiegato).  Se un difetto bisogna trovare in questa band è talvolta la mancanza di sintesi,la serena grandezza che donna la grande semplicità,ma a fronte di tortuosi,freddi e confusionari esperimenti  di altre bands e artisti solisti che possono essere considerati meri e vuoti esercizi di stile,la band americana ha saputo sempre regalare momenti di grande e incontaminato Pathos Metallico,anche nei suoi momenti più bui e non è cosa da poco conto.
                                                                                       Antonio Giorgio              
Altri ascolti:”When Dream & Day United”,”Awake”, “Scenes from a Memory”, ”Octavarium”, ”A Dramatic Turns of the Events”,”Dream Theater”&”Score”                                      




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