Pubblicato il 04/08/2017 alle 16:44:48
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Antonio Giorgio: estasi e filosofia del Golden Metal
Antonio
Giorgio ha debuttato con “Golden Metal”, un album di epic metal e
dintorni, che ha raccolto numerosi consensi e che non ha mancato di
creare qualche polemica. Oggi siamo qui con l’autore per ascoltare la
sua storia.
E per farci spiegare cosa c’è dietro la genesi di un lavoro così
impegnativo, le sue ambizioni future e per scoprire cosa ne pensa della
musica in generale.
Ciao Antonio. Puoi presentarti ai lettori di musical news.com?
Ciao a te Beatrice e a tutti i lettori di Musicalnews! È un piacere
poter discorrere con te del mio album. Come avrai letto dalla mia
biografia, sono un cantante irpino (Lioni è il mio paese nativo), e
sono attivo da diversi anni nell’underground producendo diversi demo e
album autoprodotti di cover e altro, ma ho fatto dei provini
“virtuali” come cantante, per band note come Kamelot, Conception e
Royal Hunt tra gli altri, registrando anche diversi brani per loro,
soprattutto per i Kamelot di Thomas Youngblood per i quali sono stato
tenuto in “stand-by” per diverso tempo, anche perché il mio stile ben
si sposava con le atmosfere epiche e gotiche della band e perché Roy
Khan (guarda caso avevo provato anche per la sua più sconosciuta band
precedente, i norvegesi Conception, orfani di lui proprio perché nei
Kamelot all’epoca), è stato un cantante davvero basilare e
significativo per la mia formazione come singer e artista. Dopo questo
lungo periodo di provini vari (durato cinque anni dal 2006 al 2011,
idealmente dagli svedesi Lost Horizon ai Kamelot), ho deciso di darmi
da fare per il mio materiale che stava divenendo consistente e così dopo
aver provato con vari musicisti e aver trovato quelli giusti solo nel
2014, soprattutto grazie agli incontri con Enrico di Marco, un giovane
chitarrista di Modena dove lavoravo come insegnante, e con Daniele
Bisi noto come Dany All per i suoi trascorsi nei Synthphonia Suprema e
attualmente Fogalord, ho deciso di ultimare il mio album solista “Golden
Metal”, anche se si era pensato di formare una nuova band, ma alla
fine sono contento che sia uscito sotto il mio nome perché non poteva
essere altrimenti considerata la peculiarità e se vuoi anche la
dimensione “autoriale”del Golden Metal.
Ci puoi raccontare le tue esperienze che ti hanno portato alla realizzazione di un album così complesso e ricco di sfumature?
Grazie ancora per i complimenti a riguardo dell’album, davvero molto
apprezzati in sede di recensione. Come detto è stato un travaglio lungo e
laborioso, che ha assunto varie vesti nel corso degli anni, ma vedo in
questo una sorta di “cammino spirituale”, se vuoi collegandoci al
concept alchemico dell’album, una specie di “Grande Opera”, che mi ha
portato a rielaborare continuamente concept, testi, musiche,
arrangiamenti e musicisti stessi, visto che molti li ho persi per strada
e anche oggi è così. Ma proprio per questo sono ancora più convinto di
aver fatto la scelta giusta nel decidere di fare uscire il lavoro a mio
nome. Anche i provini e i vari demo hanno avuto un impatto sulla
lavorazione, se vuoi continuamente interrotta anche da essi, poiché
parliamo di brani che sono stati concepiti lungo un ampio arco di tempo e
così sento echi delle vari fasi della mia vita che sembrano magicamente
connettersi alle “fasi alchemiche” della rubedo, nigredo e albedo.
Vedo il tutto come un grande insieme e quindi anche per questo ho scelto
di far uscire l’album in due versioni, una fisica con un cd di quasi
70 minuti di musica e una in digitale di ben 154 minuti circa con 2 cd
nei quali sono presenti anche i brani registrati per Kamelot,
Conception e altro. D’altronde mi piace non separare la mia figura di
semplice cantante/interprete e anche attore se vuoi, da quella di
songwriter vero e proprio. Entrambe ne risultano più arricchite.
Quanto tempo hai lavorato per la scrittura e la realizzazione dei
brani del disco? Come hai scelto i musicisti e in che modo hai lavorato
per le registrazioni?
Come ti dicevo per la lavorazione vera e propria è stato decisivo
l’apporto di Enrico Di Marco con il quale abbiamo avuto varie sessioni
di composizione e prova dei brani, prima in separata sede con l’aiuto
di internet e poi scambiandoci anche varie idee anche se l’idea di base
era sempre la mia. Con lui inoltre ho scritto dei brani più guitar
oriented e rock, poiché in precedenza avevo lavorato con due tastieristi
che ovviamente avevano un approccio più sinfonico e orchestrale al
tutto. Poi è stato fondamentale l’apporto di Dany All/Daniele Bisi che
non solo ha curato gli arrangiamenti orchestrali dei brani, ma ha
coinvolto via via tutta la sua band Fogalord che è stata la scelta più
ovvia per completare la line-up. Decisivo il ruolo svolto da Nicolò
Bernini, batterista in tutti i brani e co-produttore con me e Dany del
disco. Dulcis in fundo è stato l’intervento finale di un grande talento
romano, Luca Gagnoni degli Astral Domine, che è venuto a sostituire
Enrico che inaspettatamente ha abbandonato a metà strada il progetto per
impegni altri e nel cambio devo ammettere che i brani più epici e
sinfonici ne hanno davvero guadagnato. Piccole e simpatiche
partecipazioni vengono anche da Riccardo Scaramelli dei Blue Rose &
ThunderProject (sua la parte strumentale di “Alone Again”) e Mattia
Bulgarelli, un giovane tastierista modenese di scuola symphonic black
metal che ha suonato sulla title-track.

L’album è un concept. Ci puoi fare un sunto dei contenuti della storia e dei testi?
In primis voglio far notare agli ascoltatori che ciò che davvero contano
sono le canzoni in sé per sé e pur amando da sempre i concept-album,
ammetto che a volte sono un po’ una prigione per la bellezza delle
canzoni prese singolarmente. Perlomeno quando sono tali, ovvio che in
album più strumentali il concetto di canzone si perde e quindi se
ascoltiamo ad esempio una sinfonia, ascoltiamo l’insieme. Quindi alla
fine ho scelto di operare una scelta inversa, ossia il concept è nato
dalle canzoni stesse e da come esse stavano in relazione tra loro. Anche
per questo lo “script” in effetti è stato riscritto numerose volte nel
corso degli anni, anche se alcune linee guida erano sempre le stesse:
ossia la ricerca dell’ equilibrio e della verità interiore, la ricerca
del vero amore e del Dio che alberga in ognuno di noi. Ma soprattutto
come nel capolavoro epico & fantastico di John Boorman “Excalibur”,
il trovare il nostro posto nel mondo, il senso del nostro destino.
Questo perché arrovellarsi all’infinito sulle profondità nascoste
dell’Io e del suo Inconscio è cosa vana e inutile credo, è più
importante capire chi siamo in relazione agli altri e al mondo e
soprattutto alle persone e figure (anche artistiche) che sono per noi
davvero importanti. Quindi in quest’ottica si sviluppa il viaggio
metafisico e romantico di Gabriel Raven, un giovane musicista e artista
alla ricerca nel contempo dell’ultima verità filosofica e del giusto
riconoscimento della propria Arte e Musica, ma anche e soprattutto del
senso più vero di quella cosa inafferrabile e tormentata che noi
chiamiamo Amore. Quindi è una storia romantica e visionaria, diretta
emanazione delle mie esperienze come uomo, artista e semplice
innamorato(della vita e forse del concetto stesso di Amore Vero), ma
credo che ognuno possa trovare tracce di sé stesso da qualche parte e
quindi essere coinvolto personalmente come io soprattutto in passato lo
sono stato in tanti album, canzoni, film, libri. Ma al di là del
concept mi piace rimarcare ancora una volta l’indipendenza delle canzoni
che possono essere contestualizzate in altri ambiti se non altre storie
come ho fatto con il video di “The Eternal Rebellion/Luminous Demons”
che va a sposarsi con le atmosfere magiche e arcane del capolavoro cult
di Clive Barker “Cabal/Nightbreed”. Credo di aver fatto qualcosa di
nuovo anche in tal senso, perché essendo la storia un viaggio mistico
nel mondo Immateriale dei Sogni e delle Fantasie umane, la storia di
Gabriel può intrecciarsi con altre storie parallele di altre epoche come
succede in “Forever We are One” dove si va nel futuro o “The Reaper”
che è ambientata nell’Ottocento nel cimitero di Highgate o nel passato
ancestrale e mitico di”Et in Arcadia Ego”, un po’ come in “Highlander”.
Per me tutto ha un senso ben preciso, ma il
bello dell’Arte è che è Universale e Interpretabile e la Musica è forse
la “Regina delle Arti”come diceva il poeta mistico indiano Tagore,
perché ha in sé quelle qualità di indefinitezza e di trascendenza che
nessuna parola può spiegare, neanche se cantata. Quindi la Musica va
davvero ”sentita”, non solo con le orecchie ma con l’Anima e il Cuore.
Deve parlarci in un linguaggio che va ben oltre le parole in sé per sé
ed è di tutti, non solo dell’Artista Creatore.
Hai definito il “golden metal” una sfumatura o meglio una tua visione dell’epic metal. Puoi spiegarci meglio cosa intendi?
A dire il vero è più la stampa che lo definisce una sfumatura dell’Epic
Metal, questo perché in effetti si presta ad essere tale, poiché il
concetto di Epico a ben vedere è piuttosto vago e impreciso. Se ci fai
caso EPICO può essere qualsiasi sottogenere del Metal, dal Melodic al
Power, dal Death al Black o del White, dal Thrash allo Speed, dal
Classic al Symphonic, dal Prog al Crossover. È un feeling più che un
sottogenere specifico come alcuni credono, ossia quello ad ogni modo
affascinante e da culto creato volontariamente o meno da bands come
Manowar, Virgin Steele, Warlord, Manilla Road, Cirith Ungol. In
verità odio i puristi, anzi ti dirò che credo che i generi non esistono
e che in fondo la Musica è Musica e va oltre le suddivisioni (come la
mitica canzone dei Rush “Subdivisions”). È una convenzione e ci aiuta
a identificare e identificarci in un qualcosa a cui crediamo di
appartenere per una certa attitudine, ma la verità è che non dobbiamo
prenderla troppo seriamente altrimenti ci separiamo dalle cose e dagli
altri. È come la mia canzone “Forever We Are One”, ossia noi tutti e
tutto l’Universo in sé per sé saremo sempre un’Unica Entità, anche se a
volte ci sentiamo così distanti gli uni dagli altri. Così anche io non
prendo seriamente al 100% il Golden Metal, o almeno lo prendo nella
maniera in cui so che è una mia creazione e come tale ha i suoi limiti e
i suoi pregi. Per cui tendo a dire che in realtà il Golden Metal è un
Non-Genere, ossia un genere che può contenere qualsiasi altro
sottogenere, ovviamente che si amalgama bene all’insieme, perché
altrimenti abbiamo un caos e non un’armonia, cosa che se guardiamo
bene le cose e l’universo esiste per quanto non sempre perfetta.Insomma è
un modo per essere originali e per creare un concetto nuovo che tra
l’altro nobiliti il nostro amato Metal(e volendo anche Rock), in
qualcosa di più filosofico e mistico perché come abbiamo detto è
connesso all’Alchimia che è Scienza dei METALLI e quindi l’ORO è il Re e
il più Nobile dei Metalli, ottenuto per trasformazione dei vili in
nobili. Una metafora per me anche come artista, ossia ogni artista deve
trasformare i suoi metalli vili in nobili per ottenere il suo Oro
Alchemico/Artsitico. E ovviamente è un’operazione senza fine.

Pensi di portare la tua musica in concerto?
Lo spero davvero Beatrice e sto lavorando in tal senso, anche se non è
facile lo ammetto, perché siamo in un mondo dove la buona vecchia
passione per la musica originale e sentita è cosa rara. Sia per i
musicisti dove molti si atteggiano a prime donne e professionisti
lavorando in realtà come prostitute solo per il “vil” denaro (l’oro non
nobile e non artistico), sia per le strutture dove suonare, cosa mai
semplice in Italia per un suono più metallico e potente. Non credo che
il Metal vada bene per bar/pub di piccole dimensioni e dove la gente
capita lì per caso. Per questo se avverrà credo sarà in luoghi
appropriati come Teatri, luoghi all’aperto, locali giusti e
quant’altro. Ho trovato dei nuovi musicisti (che in realtà sono amici di
vecchia data della mia Irpinia), e spero con loro di riuscire a
concretizzare in tal senso, ma per ora devo dire che sono più
interessato a registrare al più presto il materiale che ho dovuto
togliere dall’album che altrimenti sarebbe stato un doppio (e un triplo
nella versione in digitale). Quindi credo che tornerò presto sul mercato
con il sequel di “Golden Metal” che andrà a formare un tutt’uno con
esso. Ma la line-up sarà diversa a parte Luca Gagnoni.
Come vedi la scena metal di questi anni duemila? Cosa trovi di meglio
e peggio rispetto agli anni che dici di amare? Davvero non c’è più
quella purezza che tanti affermano di aver vissuto solo negli anni ’80?
Devo dire che in realtà per me gli anni ’90 e inizio duemila sono stati
tanto se non più importanti degli anni ‘80 e inoltre ammetto che trovo i
‘70 fantastici dal punto di vista creativo. Non ho mai amato il grunge e
mode passeggere e giovanilistiche (forse non sono mai stato un classico
teen-ager e ora invece vorrei avere meno anni ah ah). Gli anni ‘80 da
molti e senza sbagliare sono additati come gli “Anni d’Oro”, la Golden
Age del Metal e del Hard melodico o AOR da classifica in generale, ma io
credo più come popolarità e come grandi produzioni, che in effetti oggi
nessuno più può permettersi, perché computer e programmi ben attrezzati
non potranno mai sostituire quei suoni meravigliosi, pieni e veri che
solo i grandi studi potevano produrre, insieme a super-produttori
strapagati dalle major. Come qualità artistica della musica credo che
‘90 ed inizio 2000, abbiano portato il Metal ad un altro livello e
infatti sono fioriti e si sono perfezionati generi nuovi, come il
Prog-Metal, il Symphonic Metal, la Metal Opera. Quindi un’evoluzione
c’è stata davvero, ma poi tutto è diventato lezioso, per i virtuosismi, e
alla portata di tutti (per le collaborazioni in particolare), con
l’avvento del file-sharing e di altre diavolerie tecnologiche e anche
tra i musicisti c’è stata una vera e propria inflazione di quello che
prima era lo special guest importante in un album di minore portata.
Oggi molti musicisti metal sono semplici session man che lo fanno di
professione, il che ci riporta al concetto di prima della mercificazione
e prostituzione delle prime donne. E anche per questo oggi avere un
nome importante nel proprio cd è fatto secondario visto che lo possono
avere tutti: basta pagare. Ma il cd di certo non venderà quanto uno può
immaginare. Questo è ormai tristemente vero specie per le Metal Opera.
Per questo ho deciso di non avere nessun ospite importante nel disco, ne
avevo contattato qualcuno, ma alla fine mi rendo conto che sarebbe
stato totalmente inutile ai fini della qualità artistica dell’album. Uno
dei complimenti più belli che ho ricevuto sull’album è che suona sempre
fresco, nuovo:credo perché ognuno può trovarci il suo brano preferito,
non ci sono brani migliori di altri, sono pensati per essere tutti
potenziali hit, anche i più lunghi. E per quanto ci sono agganci con il
passato non suona retrò come molti dischi di oggi. Non ha un suono
omologato a album iper-prodotti tutti uguali. Ha una sua personalità,
un suo carattere e anche le strutture dei brani sono a volte diverse dal
solito perché non si ripetono molto. La purezza e l’innocenza del buon
vecchio Metal è difficile da ritrovare oggi, ma ammetto che comunque
esiste ancora e devo lanciare una freccia positiva anche a riguardo
della mia label, la Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa, label mossa
davvero dalla passione pura e incontaminata per il Rock e il Metal più
genuino e sentito e tutte le sue bands sono degne di interesse e pur non
avendo grandi budgets come il sottoscritto, hanno tutte qualcosa da
dire e il bello è che si può trovare di tutto all’interno della label,
perché Gianni lo ammiro da sempre per la sua estrema apertura mentale e
il rispetto per ogni artista e genere di musica. Non è un caso che sia
uno dei migliori giornalisti sulla piazza e avrebbe meritato di più, ma
va bene così. L’amore vero non ha prezzo e la ricerca della semplicità
non banale e regale è la chiave.

La versione digitale dell’album offre anche un secondo album di cover
e curiosità. Come hai scelto i brani da omaggiare? Non pensi che
un’operazione di questo tipo evidenzia sin troppo i tuoi gusti e toglie
un po’ di immaginazione agli ascoltatori?
In parte ho già risposto. Devo dire che corro questo rischio, non posso
darti torto, ma bisogna anche capire questo secondo cd nell’ottica che
sottolineavo in precedenza:ovverossia è un cd che include un arco di
tempo che comunque fa parte della genesi di “Golden Metal”, tempo in
cui ero impegnato a fare provini importanti e non da tutti i giorni e
nei quali ancora non avevo ben chiare in mente le sorti del mio album
non avendo i musicisti giusti al mio fianco. I miei gusti son ben
evidenziati come dici nelle cover che non hanno a che fare con provini,
ossia i brani di Black Sabbath era Dio/Martin, Bruce Dickinson, Dream
Theater, Queensryche, Dokken e Virgin Steele in particolare. Questi
ultimi sono stati davvero un faro per me lungo questi anni e alleati
segreti, specie la figura di David Defeis (pensato in principio come
produttore dell’album, ma i suoi impegni erano troppi), per me
l’equivalente in musica del mio amato William Blake, nella concezione
del mio “Golden Epic Metal”come l’ha definito Gianni (mi divertono
questo tipo di definizioni in fondo) e la cover del loro brano“I Will
Come For You” è stata la mia vera entrata/debutto nel mondo della musica
“ufficiale”, poiché è stato registrato per il tributo ufficiale agli
stessi Virgin Steele (“By the Gods-A Noble Tribute To Virgin
Steele”)uscito solo negli States nel 2015, ma in realtà registrato nel
2010. Per questo ho intitolato il cd bonus “Tales From Heaven &
Hell” (con riferimento sia a “Heaven & Hell”dei Sabbath che al brano
dei Virgin Steele che è tratto da “The Marriage Of Heaven & Hell”),
in realtà già distribuito gratuitamente in rete per farmi conoscere
nel 2014 e recensito anche molto bene su”Metal Maniac” da Giorgio
Barbieri. Le influenze e i miei gusti sono così ampi che spero di
registrare altre cover se non tributi interi per omaggiare l’Arte di
questi grandi musicisti e per mantenere vivo il mio semplice ruolo di
interprete e singer o se vuoi cantastorie. In un’altra vita passata
credo di essere stato un menestrello o qualcosa del genere. Insomma non
faccio come Steven Wilson che dice che non canterà mai brani dei suoi
artisti preferiti, forse perché non è un singer di razza e un attore
nato. Prendi uno come Jorn Lande, lui fa più al caso mio per la sua
natura di interprete e autore nel contempo. Ci sono nel secondo cd anche
dei mix differenti e estesi delle mie canzoni che possono essere degni
d’ascolto.
Quali sono i tuoi cantanti preferiti? Magari evitando di dire solo i
giganti? Mi dici una band poco nota che secondo te avrebbe meritato di
più?
Domanda che sembra scontata ma non lo è mai in fondo. Come detto Roy
Khan è un singer/songwriter molto importante per me, perché era come un
fratello maggiore nel periodo più romantico e turbolento della mia
vita, mi sembrava che le sue canzoni parlassero di me, del mio “amore
perduto” e dei miei pensieri filosofici e mistici. Pensare di poterlo
sostituire nei Conception prima e nei Kamelot poi sembrava un sogno
irreale, troppo bello per essere vero e ammetto che è stato bello anche
solo vivere la cosa come se stesse davvero accadendo. Poi ti svegli e
vedi che la realtà non è tutta così rosa e fiori e parlo di quello che
ruota attorno alle grandi band come i Kamelot in tal caso. Poi cito
Geoff Tate, che in effetti è un’altra di quelle cose che mi lega a Khan
visto che è chiaramente la sua influenza basilare:come lui ho capito che
bisogna essere originali e creare un proprio stile e spero di averlo
trovato con “Golden Metal”, sia nei miei brani che paradossalmente
nelle cover. Quindi direi Tony Martin, che tra l’altro è stato il mio
primo vero e proprio contatto importante, poiché gli feci avere tra le
mani il mio primo demo grazie ai chitarristi italiani Aldo Giuntini e
Dario Mollo che hanno lavorato con lui. Lui è un singer molto vicino a
me perché è un autodidatta ed è arrivato alla corte di Tony Iommi per un
colpo di fortuna come stava capitando a me con i Kamelot. Spero un
giorno di fare qualcosa insieme. Infine cito David Defeis che magari è
lontano dalla mia timbrica e dal mio stile, ma ha una meravigliosa
espressività e teatralità che lo rendono un singer unico e anche
“nobilmente selvaggio”citando il suo masterpiece “Noble Savage”. David è
di sicuro il mio compositore preferito grazie alla sua padronanza del
pentagramma letteralmente “da paura”. Come band poco nota che amo alla
follia direi senza ombra di dubbio i fantastici Fifth Angel, per i quali
tra l’altro pur non facendo nessun provino provai a contattarli in tal
senso e ancora oggi sono in contatto con il loro bassista John Macko.
Sai come si dice: “Mai dire mai!”. Amo gli angeli(avevo anche una band
chiamata AngeliA) e amo lo stile schietto, essenziale e pieno di energia
della band americana, quella dimensione di hard/heavy rock melodico e
elettrizzante che manca a moltissime band symphonic/power/neo-classic. I
Fifth Angel avrebbero meritato molto di più, ma personalmente per me
sono nell’Olimpo del “Golden Metal” (ah ah).
Oltre all’heavy metal ascolti anche altre cose?
Non molto a essere sincero. Il metal, l’AOR e il Prog sono stili che
pretendono un ascolto continuo, sia più impegnato per il Metal e il
Prog, sia più spensierato per l’AOR e l’Hard Melodico. Ma ho i miei
periodi. C’era un periodo che ascoltavo solo Wagner perché ti coinvolge a
più livelli, anche letterari. Poi ascolto molta musica in realtà
attraverso i film che hanno talvolta generi differenti oltre al solito
symphonic Score. Pensa ai Goblin o a John Carpenter che musicava i suoi
stessi film con semplici partiture di tastiera assai particolari e
efficaci per la loro semplicità e essenzialità. Poi quando ho voglia
ascolto di tutto, musica celtica, fusion/jazz, ambient, dark/gothic,
artisti come David Sylvian, David Bowie, Loreena Mckennitt, Kate Bush e
gli Alan Parsons Project, un po’ di pop/rock ottantiano Beethoven,
Mahler, Bach, Mozart e quant’altro. Bisogna essere inclusivi non
esclusivi. La musica è un mare infinito di sogno nel quale nuotiamo
tutti i giorni in fondo, ultimamente ascolto anche il canto degli
uccellini vicino casa mia. Ma anche il silenzio ha una sua musicalità
misteriosa. Ma quando componi è bene fare tabula rasa e sentire solo la
tua voce e la musica che senti dentro di te.
Che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? E tu cosa vorresti?
Come detto è in preparazione il sequel di “Golden Metal”che proseguirà
la storia di Gabriel che ora affronterà più la Realtà o almeno dovrà
tentare di realizzare i suoi Sogni per quanto sia complicato se non
impossibile:ma il bello della Realtà è che non sai mai cosa ti aspetta e
questo accade anche nella nostra Immaginazione, creiamo cose che mai
ci saremmo aspettati di creare, almeno finché il tutto non è
programmato a tavolino.Quindi per rispondere alla tua domanda bella come
tutte, non so di preciso cosa vorrei. Vivere senz’altro e così per le
persone che mi sono vicine, ma direi soprattutto realizzare i miei sogni
più puri e veri come Gabriel, quelli che magari non aumentano il tuo
conto in banca, ma ti rendono la vita”dorata”su un livello più
inafferrabile e spirituale. Ma di certo qualche bella soddisfazione più
“terrena” non guasterebbe: come dice la Tavola Smeraldina che compare
nel finale del concept: “Com’è in Alto così in Basso”. Ai posteri
l’ardua sentenza!!!